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I biscotti? Nel latte, non nello sport. Italia pił forte del Galles e lo dimostrerą

Notizie || 19/06/2021

I biscotti? Vanno bene nel latte a colazione, ma con lo sport non hanno nulla a che fare. Risultati di comodo, poco impegno, eccessivo turnover, patti di non belligeranza, addirittura i benefici di una sconfitta... Il solo parlarne è già fastidioso, sbagliato, inaccettabile. Contro il Galles domani, come in tutte le future partite che disputerà, l'Italia deve giocare e giocherà per vincere. Con la qualificazione agli ottavi raggiunta dopo la vittoria con la Svizzera, sono cominciate le solite chiacchiere da bar, su cosa possa essere più conveniente fare nell'ultima partita e quali avversari potrebbe affrontare o evitare l'Italia se finisse prima o seconda nel girone. Se non sia meglio evitare sul proprio cammino Belgio e Francia. E se non sia più conveniente disputare una partita senza rischi di infortuni... Questi discorsi, che mi infastidisce e immalinconisce anche solo ripetere, non c'entrano nulla con lo sport, la meritocrazia, il percorso onesto, pulito e vincente che una qualsiasi squadra deve sempre percorrere. Lasciando che sia solo il campo a decidere chi ha meritato, dopo che i contendenti hanno dato tutto. Da uomo di calcio immagino che anche solo a sentire parlare di queste cose anche Mancini si innervosisca. L'Italia è più forte del Galles e deve scendere in campo per dimostrarlo. Non è concepibile scegliersi gli avversari. Se si vuole vincere un torneo si affrontano tutti quelli che capitano sulla propria strada. Punto. Questo discorso non vale per una singola partita o per una specifica nazionale, ma deve valere sempre. Sappiamo tutti che in passato ci sono state partite in cui due squadre non hanno praticamente giocato perché magari un pareggio andava bene a entrambe, o in cui una delle due ha regalato la vittoria all'altra, basta sfogliare gli almanacchi e rivedersi le ultime gare di tanti campionati nazionali. Ma non a caso quegli episodi sono stati considerati scandalosi. A volte coperti dal sempre comodo discorso sulle motivazioni diverse di chi era sceso in campo... Ma nel caso di un Europeo le motivazioni ci sono sempre, in ogni gara, anche a qualificazione conseguita. Non bisogna essere idealisti per pretendere sempre impegno e ricerca della vittoria, basta essere semplicemente uomini di sport. Nella mia carriera ho sempre sostenuto che fosse giusto che una squadra, anche a risultato acquisito, continuasse a giocare, segnare, divertire il pubblico che paga per vedere 90 minuti di calcio vero e non solo 30-45 o 60. L'avversario non va irriso, ma è dando sempre il proprio meglio che lo si rispetta. Smettere di giocare è più umiliante che cercare di segnare un gol in più. Chi conosce la mia storia sa che una volta, in una partita di fine stagione, ho preferito non guardare più la gara, dando le spalle al campo, perché non accettavo di vedere una mia squadra giocare senza cercare la vittoria. Non mi è mai piaciuto sentire giocatori in campo che provano ad ammorbidire gli avversari perché magari un certo risultato è vitale per loro, ma non cambierebbe nulla agli altri. A calcio, come in qualsiasi altra disciplina, si deve giocare al meglio delle proprie possibilità. La vittoria non è mai assicurata, ma l'impegno e la voglia di superarsi, rispettando le regole, non devono mai essere messi in discussione. L'Italia è forte, ha cominciato bene e ha ancora margini di crescita. Ma questa crescita passa attraverso partite vere e intense, in cui si ottengono risultati positivi col massimo impegno. Questo aumenta l'autostima e la consapevolezza di essere forti. È una regola non scritta dello sport che vale sempre, per tutti, a qualsiasi livello.

Zdenek Zeman

(Gazzetta dello Sport - 19 giugno 2021)

 
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