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Notizie

Settembre 2003: L'intervista al Mister pubblicata sul numero di settembre del mensile Class.

Cronaca || 05/09/2003

LA MUMMIA E' STANCA E HA PAURA


da Class numero di Settembre 2003

DA CINQUE ANNI ZEMAN GETTA SASSI NEL PANTANO DEL MONDO DEL CALCIO. MA ORA HA DECISO DI TACERE: «NON VOGLIO NUOVE SQUALIFICHE». ANCHE SE UN PAIO DI PIETRUZZE NON RIESCE PROPRIO A TENERLE IN TASCA


di Antonella Antonello

E venne il giorno che il Libero Pensatore, il Sognatore, per qualcuno il Grande Accusatore, decise di starsene zitto. Ma se si può chiudere la bocca, non si può spegnere il pensiero. Il suo ha le ali della libertà e la forza dei valori: vola alto, non lo puoi arginare. Produce idee che non fermi più: quelle vanno in giro, conquistano la gente, fanno scalpore. Zdenek Zeman, boemo trasparente, è l'uomo che da anni mette in crisi il sistema calcio, sussurrando tra volute di fumo verità semplici e catastrofiche. Ogni sua analisi, lucida e pacifica, ha avuto la forza di un terremoto, portandolo a stabilire un record di deferimenti, inibizioni, querele, squalifiche, multe. Dal doping alle società quotate in borsa, dall'anomalia della Gea all'ignavia di certi dirigenti, Zeman ha denunciato a tutto campo i mali del calcio, tirandosi addosso nemici e calunnie. Mai condannato in sede di tribunali, da tre anni allena in serie B. Un declassamento che in molti ritengono ingiusto per il valore di questo allenatore mito, e che recentemente Le Monde ha definito come il prezzo da pagare per avere detto verità scomode.Non posso più esternare, sorride Zeman, ho deciso di stare buono.
Perché? Perché poi finisco male.
Per ricapitolare solo l'ultimo anno: due mesi e mezzo di squalifica per aver definito Carraro, plenipotenziario Figc, un ex di tutto (riferito alle tante cariche che da quasi 40 anni l'ex presidente del Milan, due volte della Lega, per la terza della Federazione, ricopre nel mondo del calcio e dello sport in generale, per non dire dei cda in cui siede, anche di istituti bancari importanti, dalle cui decisioni a volte dipendono le sorti di certe squadre) e per aver detto che nel calcio ci sono società gestite male. Oggi che per lui parlano i fatti (molte società in rosso, dalla A alla C, il salvataggio difficile della Lazio, per esempio, con piano Baraldi annesso, il caos-Catania che ha visto Carraro dileggiato da più parti, fra tribunali sportivi e sentenze del Tar in contraddizione), Zeman non cerca rivincite, ha una sola preoccupazione: Si sfrutta la passione della gente, non è giusto. Mi stupisco che ci sia ancora tanto tifo: la gente è meravigliosa a sopportare tutto questo. Quanto al doping, i balbettamenti degli juventini hanno fatto arrabbiare un giudice: troppi non so, non ricordo, poi le ammissioni: flebo, vitamine, 4-5 grammi di creatina al giorno. Ma basta leggersi il libro di Ventrone sulla preparazione della Juve per scoprire che ne somministravano almeno 20 grammi al giorno a giocatore... Viene il dubbio che abbia ragione Antonio Albanese, che nel suo programma Non c'è problema si rivolse a Zeman così: Simpatia, tu sei troppo amante della bellezza e della verità perché in questo calcio ci sia ancora posto per te.

Domanda. Forse che per starci bene, in questo calcio, bisogna amare il brutto ed essere bugiardi?
Risposta. Si vede che è così. Quel che so è che questo sistema non è adatto a me, e io non sono adatto a questo sistema. E adesso mi sento vecchio.

D. Vecchio?
R. Sì, è partita persa. E dura andare sempre controcorrente.

D. Mister, ma perché dice partita persa proprio ora che le danno ragione sul calcio che deve uscire dalle farmacie?
R. Ci sono tanti altri problemi su cui non mi danno ragione. Il doping è argomento tabù, per me. II processo alla Juve è ripreso? Lo seguo da lontano. Ho parlato cinque anni fa e da allora la situazione è molto peggiorata. Ora speriamo non la tirino così lunga da far decadere i termini. Nel calcio italiano è già successo per altre cose.

D. Per esempio, archiviati tutti i processi a carico di Galliani e Berlusconi sui fondi neri del Milan. Zeman, c'è qualcosa che non rifarebbe?
R. No. Non mi vergogno di nulla di ciò che ho detto e fatto. Se ho parlato è stato solo per migliorare la situazione. Sul doping ho semplicemente espresso perplessità: in difesa della salute dei giocatori e perché non si deve vincere con l'inganno.Io amo lo sport e pensavo che denunciando ciò che non andava avrei fatto il bene del calcio.

D. Non è andata così?
R. Come posso ancora parlare? Mi dicono che qualcuno lassù me l'ha giurata. E io vorrei continuare a fare questo lavoro che mi piace, ho pagato già abbastanza. Lo dico perché ci sono giornalisti che vengono da me per farmi squalificare di nuovo.

D. E allora, mister, trasferiamoci a Zemanlandia là dove il calcio è una sinfonia di bel gioco che fa felici i tifosi, dove la lealtà e i valori sportivi trionfano. O Zemanlandia è un'utopia?
R. Zemanlandia l'hanno inventata ai tempi di Foggia, ma era già nata al Licata. Alcune squadre l'hanno resa reale, quindi non è un'utopia. Almeno per quanto riguarda il gioco.

D. Ma a Zemanlandia ci sono le società di calcio quotate in borsa?
R. No. Le società lavorano bene e guadagnano onestamente. Nel calcio si può fare, la passione della gente garantisce gli introiti. Le quotazioni in borsa, invece, hanno portato vantaggi solo alle società, e svantaggi ai tifosi che hanno acquistato titoli. Hanno perso tutte più del 40%. Non è bello.

D. E che fanno i dirigenti del calcio, a Zemanlandia?
R. Si comportano bene. Danno regole chiare per tutti, poi le applicano e le fanno applicare.

D. E le società?
R. Io non capisco cosa vuol dire quando oggi si dice che una società deve essere politicamente forte. Il calcio è un gioco, che c'entra la politica? I risultati devono venire dal campo, non da altre parti. Vince chi gioca meglio, rispettando le regole.

D. Politicamente forte è la Juve, per esempio?
R. (Silenzio).

D. Gli allenatori come sono a Zemanlandia?
R. Fanno il loro mestiere, come una volta. Perché oggi non è più così: gli allenatori sono solo i gestori del patrimonio dei presidenti. Il business ha altre regole rispetto allo sport, l'allenatore è un uomo di sport, il calcio è uno sport. Quindi dovrebbero contare più i valori morali che i soldi.

D. Invece qui che succede?
R. Tutti i giornali a parlare dei milioni che prende Vieri, mica di un suo bel gesto tecnico o atletico. Giornali pieni di cifre anziché di gol. Campionati che non si sa quando cominciano perché quelli della televisione nuova (Sky Italia, ndr) e della nuova piattaforma (quella delle piccole società, con il Brescia del presidente Corioni in testa, ndr) non si sono ancora organizzati. Io non capisco...

D. A Zemanlandia non girano così tanti soldi?
R. Anche di più, basta produrre qualcosa di bello, che faccia felici le persone e non le prenda in giro.

D. Mister, a Zemanlandia c'è la Gea?
R. (Silenzio, lampo negli occhi).

D. Ci sono Carraro, Matarrese, Galliani?
R. (Silenzio).

D. C'è Gheddafi junior in serie A?
R. Se faccio calcio non lo prendo, se faccio altro magari sì. Sul piano sportivo è un'operazione sbagliata, io sono uno sportivo quindi non approvo.

D. A Zemanlandia tutti vanno all'attacco e le partite finiscono 8-8?
R. No, 10 a 0 per la mia squadra, se non si fermano prima per non umiliare gli altri. Di certo si cerca di far divertire la gente.

D. Tutti all'attacco, sempre...
R. Per vincere si deve far gol, per fare gol devi andare all'attacco. Solo che ci vuole molta più fantasia ad attaccare, a costruire gioco, che a difendere e distruggere gioco. E oggi tutti basano il gioco sulle difese...

D. Sta dicendo che i suoi colleghi giocano tutti in difesa?
R. Vedo più gioco da primo non prenderle che gioco d'attacco...

D. Ci dia un giudizio su: Lippi, Ancelotti, Trapattoni, Cuper, Del Neri e Mancini.
R. Non posso.

D. Almeno ci dica chi preferisce...
R. Per la passione che ci mette, Trapattoni.

D. Che certo non ha le sue idee tattiche... E per il gioco chi ammira?
R. (Sorriso, sigaretta, silenzio. Lampo. Quando Zeman non parla, gli occhi parlano per lui).

D. Veniamo a Cuper, eterno secondo... Perché l'Inter non ha un gioco pur avendo grandi campioni?
R. Questo lo dicono tanti esperti, lo leggo anch'io. Il problema di un allenatore non è avere tanti bravissimi giocatori, ma una bravissima squadra.

D. E come si fa?
R. Li si educa a giocare per la squadra, sfruttando al meglio le capacità individuali.

D. Come ha fatto lei con Totti, per esempio?
R. Totti è il più bravo di tutti.

D. Le è piaciuto che abbia fatto il libro di barzellette su se stesso?
R. Non l'ha fatto lui.

D. Meglio Totti di Del Piero?
R. Conosco il primo per averlo allenato, il secondo no.

D. Anche se l'ha chiamato in causa sul doping...
R. Ho espresso perplessità, non ho accusato nessuno. Quindi, non ho rovinato la vita a nessuno, piuttosto penso alla salute dei calciatori: solo questo è stato il mio motivo ispiratore.

D. Pochi lo sanno, ma Zeman si è diplomato a pieni voti all'Isef con una tesi sulla Medicina dello sport. Mister, è contento che ora partano anche i controlli incrociati antidoping?
R. Se li hanno messi vuol dire che qualcuno ha pensato che servissero.

D. Tornerà ad allenare una grande?
R. No, non credo. Non sono adatto...

D. Ma se potesse, chi sceglierebbe?
R. La Roma, per la passionalità dell'ambiente.

D. E sul piano tecnico? Non ritiene superiori Milan, Inter o Juve?
R. Dico ancora Roma. Senza la passione non si va da nessuna parte.

D. Perché molti tifosi proprio della Roma ancora la rimpiangono (allo stadio se Sensi si azzardava a criticarlo esponevano il cartello Non toccate er Boemo, ndr), e anche quelli della Lazio, e di altre squadre che lei ha allenato?
R. Forse li ho divertiti. Ho dato e ricevuto molto. Mi ritengo fortunato, molti altri bravi allenatori non hanno avute le mie stesse opportunità.

D. Perché la gente è con lei e il Palazzo le è contro?
R. Perché loro non mi capiscono, la gente normale sì.

D. La rimpiangono anche molti suoi ex calciatori. Lei ha lanciato o scoperto gente come Nesta, Totti, Nedved, Tommasi, Signori, tanti altri... e dire che i suoi allenamenti sono famosi per essere durissimi...
R. Senza affaticamento non c'è allenamento. Non tutti mi rimpiangono, alcuni sì.

D. Ci dà un giudizio su Zidane, Ronaldo, Rivaldo, Recoba, Nakata?
R. Non posso. Sono tutti bravissimi.

D. Qual è stata la delusione più grande che ha avuto dal mondo del calcio?
R. Non la dico, perché alla mia età ho capito che potevo anche aspettarmi di peggio. E che è inutile prendersela con una persona, quando c'è tutto un ambiente che influenza le decisioni.

D. E che la fa fuori anche per invidia?
R. A quella sono abituato. Ho cercato di andare avanti, di essere un esempio per gli altri, anche per questo ho parlato quando mi sembrava giusto. E pensare che qualcuno mi chiama il Muto o la Mummia, e dice che non parlo mai!

D. Di certo, solidarietà dal mondo del calcio ne ha avuta pochina...
R. Mi viene un dubbio: forse sono l'unico scemo?

D. Le dà fastidio essere definito un romantico fuori dal tempo?
R. Se in questo tempo succedono queste brutte cose senza che nessuno fiati, allora sì, sono fuori dal tempo.

D. Cosa augura a se stesso?
R. A me basta la salute. Senza quella, non posso fare nulla.

D. Cosa la indigna di più?
R. Oggi, nel calcio, un po' tutto. In testa, la mancanza di valori.

D. Cosa invece la fa felice?
R. Allenare. Il calcio esiste ovunque un bambino è felice prendendo a calci un pallone, anche se di stracci.

Si allontana in bici, il Sognatore. È all'inizio di un'altra Zemanlandia. Di quel magico Foggia, nell'Avellino ritrova Casillo presidente, Giuseppe Pavone direttore sportivo, Franco Altamura team manager (che Zeman prende in giro: Una volta ti chiamavi accompagnatore, fai lo stesso mestiere ma sembra più importante!). Molti dicono che il quartetto ripeterà la magia, ma intanto il Sognatore pedala e si chiede: Quando cominceranno i campionati? E in B saremo 20, 21, 24, 36 o 40 squadre? Aspetto la richiesta del Canicattì per giocare in serie A! In una situazione che solo il suo grande concittadino Kafka avrebbe potuto inventare, Zeman mantiene lo sguardo limpido e va avanti. Un po' disilluso lo è, ma come al solito il suo pensiero volerà un po' più in alto.